Il mio è un diritto

Ente titolare: Società cooperativa sociale Centro Papa Giovanni XXIII

Ambiti territoriali sociali:
– n.11 – comprende il Comune di Ancona
– n. 12 – comprende i Comune di Agugliano
– Comune di Camerata Picena
– Comune di Chiaravalle
– Comune di Falconara Marittima
– Comune di Montemarciano
– Comune di Monte San Vito
– Comune di Polverigi
– n.8 comprende i Comuni di Arcevia, Barbara, Castelleone di Suasa, Corinaldo, Ostra, Ostra Vetere, Serra de’ Conti, Senigallia e Trecastelli.

Luogo: Marche

Progetto

Il progetto IL MIO È UN DIRITTO, è finanziato dall’impresa sociale Con I Bambini (https://www.conibambini.org/) tramite il bando intitolato: “Tutti inclusi” ed è promosso nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e si propone di garantire la piena partecipazione alla vita sociale e scolastica dei minori con disabilità in condizioni di povertà educativa e contemporaneamente stimolare la comunità educativa alla cultura dell’inclusione. Gli ambiti sui quali vertono le azioni sono:

  • personalizzazione dell’intervento su ogni bambino avendo come priorità l’ascolto dei desideri dei minori ed un miglioramento della loro qualità di vita, soprattutto rispetto alle attività ludico-ricreative;
  • avvio di proposte inclusive di gioco ed attività ricreative nei luoghi cittadini frequentati da minori (parchi, biblioteche, centri, etc);
  • avvio di proposte inclusive di gioco ed attività ricreative in ambito scolastico, stimolando un approccio inclusivo per docenti e classi;
  • stimolazione della comunità educante, tramite formazione di operatori, docenti, personale che lavora con i minori e comuni cittadini;
  • sostegno ai nuclei famigliari (genitori e siblings) con proposte che prevedano incontri individuali o di gruppo.

Obiettivi generali:

  • ridurre la condizione di doppio svantaggio con la sperimentazione di un modello di presa in carico personalizzato;
  • favorire l’empowerment e l’autodeterminazione del minore con disabilità;
  • offrire occasioni di dialogo e socializzazione ai sibling;
  • promuovere l’inclusione come elemento fondamentale in ogni società;
  • migliorare le competenze professionali di insegnanti, educatori, operatori sociali;
  • accompagnare le famiglie nel percorso di crescita dei figli con disabilità.

Obiettivo specifico:

  • Diffondere un modello di società autenticamente inclusiva che veda la disabilità come una componente costitutiva e non “speciale” e che attivi strumenti di sostegno e partecipazione di minori e famiglie.

Fattori di successo e difficoltà incontrate

Il progetto insiste su un paradigma rovesciato, ponendosi di “curare il territorio” per poi “curare le persone”. L’approccio non è assolutamente sanitarizzante ma insiste sulle NORMALI attività che ogni bambino fa nella sua vita.

Il progetto, stante le risorse, non riesce a coprire i bisogni numerosissimi delle famiglie e dei minori.

Perché questa esperienza è interessante?

L’esperienza ha due asset interessanti: 1) la presa in carico GLOBALE dei minori con disabilità si muove dentro l’orizzonte dei diritti con l’obiettivo del benessere della persona tramite l’applicazione del modello della Qualità della Vita partendo dai loro DESIDERI ED ASPETTATIVE 2) accompagnamento familiare strutturato sul modello “family centered care” che riconosce il ruolo centrale 3) prevede un set di azioni e interventi volti ad allargare e a potenziare la comunità educante.

Storytelling rap (Progetto Sbarre Mc Check)

Storytelling rap (Progetto Sbarre Mc Check)

Ente titolare: CAT Società cooperativa

Luogo: Firenze – Toscana

Attività/intervento

Storytelling rap (Progetto Sbarre Mc Check)

Si tratta di un laboratorio che prevede due azioni. Il numero d’incontri è modulabile a seconda del setting: scuole, centri giovani, Istituti Penitenziari.

L’équipe di lavoro è composta da un Educator* professionale socio-educativo e da un Operator* esperto in ambito musicale. I destinatari sono i ragazzi e le ragazze della scuola secondaria di primo grado, fruitori dei centri giovani, adolescenti e giovani adulti ristretti in Istituti di pena.

La prima azione prevede giochi sulla narrazione autobiografica e di scrittura creativa che aiutano a rievocare e rielaborare il proprio vissuto e forniscono strumenti utili per potenziare le capacità espressive, il lavoro di gruppo e la condivisione, mentre la seconda, dedicata ai testi scritti individualmente o in maniera collettiva e alla produzione di basi musicali permette ai partecipanti l’acquisizione di competenze in ambito musicale.

Gli obiettivi sono offrire un luogo in cui raccontarsi, convalidare e accogliere le scelte artistiche riconoscendo alla persona il ruolo di governo, accompagnare e orientare le scelte e le azioni del gruppo verso il percorso educativo proposto; offrire la possibilità ai giovani partecipanti di registrare un brano, dando voce alle loro emozioni e ai loro pensieri; sviluppare competenze musicali; aumentare le occasioni di aggregazione positiva; soffermarsi sulla differenza tra norma interna e regola esterna e sull’utilizzo di un pensiero critico nella presa di decisione; spronare i ragazzi a prendersi il tempo necessario per valutare gli aspetti emotivi, cognitivi e sociali implicati nel processo di scelta.

Fattori di successo e difficoltà incontrate

L’hip-hop è un linguaggio comune a quasi la totalità degli adolescenti ed è risorsa educativa efficace perché non richiede competenze canore, è uno strumento che attraverso la narrazione dei propri vissuti porta a prendersi cura di sé, a rielaborare la complessità sociale e individuale attivando pratiche trasformative del vissuto trasformandolo in esperienza significativa.

Perché questa esperienza è interessante?

L’hip hop ha diretta relazione con la scrittura e consente di introdurre e sviluppare l’appropriazione della parola come strumento espressivo del singolo e di un collettivo all’interno di una cornice che non spaventa perché già familiare per i più giovani. Con il rap si può attingere alla propria storia ma anche imparare a gestire alcune emozioni come la rabbia, l’ansia, la tristezza, specialmente all’interno del contesto penitenziario. Il rap consente di giocare con le rime e la fantasia.

Storytelling rap (Progetto Sbarre Mc Check)

Rugby Libera Tutti

Rugby Libera Tutti

Ente titolare: EDI Onlus – Educazione ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza scs

Luogo: Roma – Lazio

Progetto

Rugby Libera Tutti

Da 3 anni, giochiamo nell’istituto penale minorile di Casal del Marmo.

Con l’attività fisica si riduce la tendenza a perdere il controllo, l’instabilità emotiva, ansia e malattie fisiche. Grazie allo sport si veicolano valori quali lealtà, solidarietà, osservanza delle regole, socializzazione, sostegno reciproco ai compagni, rispetto dell’avversario, dell’arbitro e del risultato. Attraverso il gioco di squadra, si migliora la qualità della vita negli istituti di restrizione, favorendo le possibilità di reinserimento sociale dei detenuti, soprattutto con i giovani. Tutto ciò sembra scontato, ma il fatto di praticare sport all’interno degli istituti di pena non è così comune, non è stabilmente finanziato a livello nazionale, non succede sempre, come invece dovrebbe.

Il percorso promosso da EDI prevede: ATTIVITA’ SPORTIVA DI RUGBY DENTRO IL CARCERE insieme a LABORATORI DI GIOCO DI SQUADRA. A fianco agli allenamenti vengono proposti incontri di riflessione sul gioco condotti con metodologie attive e partecipative, basandosi sui principi della pedagogia dei diritti. Si tratta di momenti utili a ri-conoscere sé stessi, i propri limiti e le proprie potenzialità, in maniera seria e al contempo divertente, garantendo efficacia al lavoro di empowerment e favorendo l’emergere di aspetti psicosociali che possono portare ciascun partecipante ad imparare dal gruppo, mettendosi realmente in gioco. L’obiettivo del progetto è di offrire occasioni di crescita personale, favorire il benessere psicologico e sociale aumentando l’autostima, la capacità di socializzazione, l’autocontrollo e la consapevolezza al fine di rafforzare le competenze di cittadinanza.

Fattori di successo e difficoltà incontrate

Lo sport e il gioco sono pratiche in grado di coinvolgere tutti, indipendentemente dall’origine culturale e dal background sociale; pertanto i Laboratori di Gioco di Squadra sono in grado di attivare partecipanti italiani e stranieri (in campo siamo tutti uguali e tutti diversi), sviluppando un discorso formativo, di supporto psicosociale e di empowerment in cui la diversità non è ostacolo, bensì fattore di apprendimento. A volte mancano le parole: ma il viso dei partecipanti parla.

Perché questa esperienza è interessante?

Inserito in un’ottica di one-health-approach, il progetto Rugby Libera Tutti promuove la salute tra i ragazzi dell’area penale, guardando al lato fisico, psichico ed educativo contemporaneamente, grazie alla costante collaborazione tra esperti del settore salute dell’ASL Roma 1, del settore educativo dell’istituto penale minorile, del settore sociale e di quello sportivo (EDI onlus e FIR).

BaseCamp – Presidi Educativi Territoriali

BaseCamp - Presidi Educativi Territoriali

Ente titolare: Parsec Cooperativa Sociale

Luogo: Comune di Roma – Lazio

Progetto

BaseCamp - Presidi Educativi Territoriali

Il progetto di svolge a Roma e in altre città italiane delle regioni Campania, Lazio, Calabria, Sicilia:

Ente capofila nazionale: Cesie

Ente titolare Lazio – Parasec Cooperativa Sociale

Ente titolare Campania – Dedalus

Ente titolare Calabria – Centro Calabrese di Solidarietà

Ente titolare Sicilia – Associazione Cesie

Il progetto, della durata di tre anni, è realizzato a Roma, Palermo, Napoli e Catanzaro, l’ente capofila è il Cesie ed è finanziato da Finanziato da Enel Cuore e Impresa Sociale Con i Bambini. A Roma l’ente titolare è Parasec Cooperativa Sociale e viene attuato presso il Liceo Classico e Linguistico Aristofane.

BaseCamp si occupa di supporto al percorso di formazione di giovani studenti dai 12 ai 17 anni. L’obiettivo principale è quello di contrastare le disuguaglianze scolastiche attraverso la proposta gratuita di attività di sostegno allo studio, individuale e di gruppo, e la promozione di incontri culturali. Il progetto si rivolge a chi, per avverse condizioni socio-economiche, difficilmente potrebbe accedere a tali opportunità e l’intento è dunque quello di arricchire, in stretta collaborazione con le scuole aderenti, la proposta formativa e culturale in una visione inclusiva della scuola. L’equipe multidisciplinare (che prevede figure professionali per il sostegno allo studio di discipline umanistiche, scientifico-matematiche e linguistiche, due educatori/psicologi e un animatore culturale) garantisce un accompagnamento personalizzato allo studio, finalizzato al superamento delle difficoltà di apprendimento e rendimento e al raggiungimento graduale di autonomia; nel contempo propone incontri culturali quali mostre, laboratori, presentazione di libri, cineforum, dibattiti etc.

Fattori di successo e difficoltà incontrate

La disponibilità al confronto dei docenti delle scuole è certamente un elemento che fa la differenza in numerosi percorsi e l’alleanza con le famiglie un contributo imprescindibile per un esito positivo. Laddove uno di questi due elementi si sia rivelato più debole, certamente le fragilità dello studente non ne hanno tratto alcun beneficio. La precarietà del servizio rende difficile la programmazione di migliorie e la stabilizzazione dell’equipe.

Perché questa esperienza è interessante?

Il Base camp, oltre ad essere un polo di sostegno alla didattica, rappresenta più in generale uno spazio di riflessione e ulteriore congiunzione tra scuola e famiglia, partecipando e sollecitando percorsi di ri-orientamento, di valutazione, ma anche di ricerca e sviluppo di maggiore o diversa motivazione di alcuni studenti incontrati.

Collegamenti esterni

BaseCamp - Presidi Educativi Territoriali

Solo due passi

Solo due passi - Spettacolo teatrale

Ente titolare: CBM Italia ETS

Luogo: Milano – Lombardia

Attività / Intervento

Solo due passi - Spettacolo teatrale

“Solo due passi” è lo spettacolo teatrale di CBM, rivolto a bambini e bambine tra i 6 e i 10 anni, per raccontare loro come e quanto la diversità possa diventare occasione di incontro, di scoperte e, perché no, a volte anche di amicizia. Con questo spettacolo CBM vuole far conoscere, con un linguaggio capace di suscitare l’attenzione e l’entusiasmo di bambini e bambine, i temi della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, sensibilizzandoli su argomenti attuali come l’inclusione, la partecipazione alla vita sociale, lo sviluppo di abilità e talenti in base alle proprie potenzialità.

Fattori di successo e difficoltà incontrate

Lo spettacolo teatrale è un’iniziativa pilota che può realizzarsi in contesti diversi nelle scuole, nelle biblioteche, nei centri rivolti all’infanzia, nei teatri, all’interno di festival e manifestazioni dedicate ai temi della diversità.

Perché questa esperienza è interessante?

Diffondere una cultura dell’inclusione e sensibilizzare le nuove generazioni sui temi dell’inclusione, dei diritti delle persone con disabilità, della cittadinanza attiva, dello sviluppo di abilità e talenti in base alle proprie potenzialità, contribuisce alla costruzione di una società e di un mondo inclusivo in cui è possibile garantire la convivenza pacifica di tutte le forme diversità.

Cambiamo sguardo: dire, fare, parlare di disabilità

Cambiamo sguardo: dire, fare, parlare di disabilità

Ente titolare: CBM Italia ETS

Luogo: Milano – Lombardia

Progetto

Cambiamo sguardo: dire, fare, parlare di disabilità

“Cambiamo sguardo” è un progetto didattico gratuito rivolto alle scuole di ogni ordine e grado, dall’infanzia alla secondaria di secondo grado, per conoscere e fare esperienza dei diritti delle persone con disabilità e diffondere la cultura dell’inclusione. Il progetto può essere utilizzato per l’insegnamento dell’educazione civica e per applicare strumenti teorici e pratici a tutte le discipline. Si tratta di un percorso in 4 moduli composto da una formazione online e un kit operativo da utilizzare in classe ed è rivolto a insegnanti curricolari e per il sostegno, educatori, educatrici, assistenti alla comunicazione, dirigenti delle scuole di ogni ordine e grado, studenti e studentesse dai 3 ai 18 anni e tutte le persone interessate a questi temi. L’adesione al progetto è possibile durante tutto l’anno scolastico.

Fattori di successo e difficoltà incontrate

Il progetto risponde alla necessità di sviluppare conoscenze e competenze sui temi dei diritti delle persone con disabilità attraverso un percorso che affronta il linguaggio inclusivo, la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, l’Agenda 2030 e la didattica inclusiva. Materiali e risorse digitali sono accessibili, di facile utilizzo, flessibili e adattabili alle diverse esigenze di tempo e impegno.

Perché questa esperienza è interessante?

Il progetto “Cambiamo sguardo” mette a disposizione risorse e strumenti per: – comprendere la realtà di oltre 1 miliardo di persone e conoscere la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità; – contrastare stereotipi, luoghi comuni, riflettendo sul linguaggio e parlando di disabilità con naturalezza e senza tabù; – informare per una partecipazione attiva, responsabile e consapevole, rimuovendo gli ostacoli culturali e comportamentali che generano discriminazione.

WONDER – Stop all’esclusione di bambini e bambine con patologie autoimmuni, invalidanti e croniche

Ente titolare: EDI Onlus – Educazione ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

Luogo: Milano, Monza, Roma, Napoli e Palermo

Progetto

Il progetto pilota WONDER, realizzato grazie al contributo della Fondazione Unicredit, coinvolge insegnanti, ragazzi e ragazze, genitori di 5 istituti comprensivi in un percorso che ha l’obiettivo di prevenire e contrastare l’esclusione di bambini e bambine con patologie AIC (autoimmuni, invalidanti e croniche) come l’asma, diabete, tiroidite, ecc. dalle normali attività educative e ludico-ricreative all’interno e al di fuori della scuola.

OBIETTIVO: Aumentare la capacità delle agenzie educative di includere bambini e bambine con bisogni speciali specifici, che non hanno bisogno dell’insegnante di sostegno o dell’assistente alla persona, che possono partecipare proficuamente alle attività di gruppo, ma necessitano di particolari conoscenze, competenze e accortezze per interventi spesso semplici e quotidiani, a volte in funzione salvavita.

DESCRIZIONE: Il progetto Wonder intende promuovere una campagna di sensibilizzazione ideata dalle scuole e rivolta al mondo dell’educazione e dello sport per far conoscere i bisogni derivanti dal convivere con malattie invalidanti e, al contempo, offrire informazioni sulle possibilità di gestione di tali patologie, che non debbono essere ragione per l’esclusione dei minori da attività educative, sportive e ludiche.

ATTIVITA’ PREVISTE: • Un corso di formazione rivolto ad insegnanti e educatori tenuto da esperti del settore, medici e associazioni di famigliari. • Laboratori WONDER rivolti a bambini e bambine della scuola primaria. • Un convegno finale sarà l’occasione per celebrare il lavoro del progetto, condividere le buone prassi attivate nei diversi contesti coinvolti nel progetto e in altri contesti in cui operano gli stakeholder coinvolti.

Fattori di successo e difficoltà incontrate

Il progetto risponde a bisogni direttamente manifestati da genitori di bambini e bambine con patologie autoimmuni, croniche e invalidanti, che hanno trovato grande disagio e a volte sono state costrette a rinunciare a far partecipare i propri figli e le proprie figlie in attività sportive, educative o ad escursioni organizzate sia in ambito scolastico sia extra-scolastico.

Perché questa esperienza è interessante?

Wonder costituisce un progetto pilota perché “mira a favorire inclusione nel caso di patologie che non hanno caratteristiche tali da richiedere un intervento specifico come il sostegno, ma necessitano comunque di una competenza e regolamenti chiari per assicurare il diritto allo studio, al tempo libero, allo sport a tutti i minorenni e le minorenni. Forma insegnanti e educatori ma anche ragazzi e ragazze, per evolvere verso un futuro in cui le unicità di ciascuno siano accolte con serenità”.