Luogo: Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Sardegna
Modello di intervento
Le Family Group Conferences sono un modello chid/person-centred, per accompagnare un processo decisionale volto a definire interventi per la tutela dei minorenni appartenenti a nuclei fragili.
Il modello nasce in Nuova Zelanda nei primi anni ’80, oggi molto diffuso nel mondo anglosassone, è stato introdotto in Italia a partire dal 2009 dove sono stati avviati progetti pilota nell’ambito del penale minorile, della tutela minorile, dell’affido familiare e della scuola.
Il percorso è promosso dall’ assistente sociale che ha in carico la situazione del nucleo e coinvolge diversi attori:
- Il minorenne
- I titolari della responsabilità genitoriale
- Altre persone significative individuate dal minorenne
- Il facilitatore
- Il portavoce
- L’assistente sociale
- Eventuali portatori di informazioni
Il processo si compone di cinque fasi:
- Attivazione: l’assistente sociale compila la scheda di segnalazione che condivide con i minorenni e gli esercenti della responsabilità genitoriale. Con il consenso dei diretti interessati si procede.
- Preparazione: il facilitatore incontra il minorenne e preparano insieme la lista degli invitati, la lista dei desideri, le regole base. Il facilitatore incontra singolarmente tutte le persone invitate per prepararle ad una partecipazione consapevole e decide insieme ai partecipanti le questioni organizzative.
- Riunione di famiglia: in apertura dell’incontro, i familiari e i professionisti presenti sottolineano gli elementi di rischio e pregiudizio, le informazioni in loro possesso, i loro compiti istituzionali e le risorse a disposizione nella stesura del progetto. Poi è previsto un tempo privato del gruppo famigliare per potere pianificare in autonomia. In questa fase il facilitatore resta a disposizione della famiglia per supportarla nel caso in cui se ne presenti la necessità. Il progetto viene presentato all’assistente sociale per la sua discussione e sottoscrizione.
- Implementazione: la famiglia si attiverà per realizzare il progetto contando sul supporto e la collaborazione del servizio di tutela competente.
- Monitoraggio: è compito sia delle persone coinvolte sia dell’assistente sociale monitorare e verificare il progetto. Ci sarà quindi una seconda riunione di famiglia per la valutazione e la definizione dei passi futuri.
Fattori di successo e difficoltà incontrate
Le Family Group conference promuovono la reale partecipazione del minorenne ai processi decisionali che lo riguardano. L’approccio promuove la partecipazione delle persone e delle famiglie, sono centrate sui punti di forza della famiglia, promuovono processi di empowerment e sono focalizzate sulla ricerca di soluzioni.
Il processo riduce la conflittualità che in alcune occasioni nasce nella relazione tra professionisti e famiglie, favorendo un rapporto maggiormente collaborativo.
Vengono predisposti progetti protettivi, maggiormente creativi e con maggior tenuta. È inoltre un modello che promuove il rafforzamento dei legami.
È un percorso che richiede tempi di attuazione medio lunghi.
Per un professionista può risultare complesso condividere la responsabilità del processo decisionale e della costruzione dell’intervento d’aiuto con le famiglie, fidandosi della loro possibilità di cambiamento.
Il processo richiede inoltre un importante lavoro di formazione e di supervisione e un accompagnamento nella fase di contestualizzazione negli specifici ambiti di lavoro e di implementazione sul campo.
Perché questa esperienza è interessante?
L’approccio delle FGC promuove la partecipazione delle persone e delle famiglie, coinvolge le famiglie nei processi decisionali, valorizza le potenzialità e responsabilità della famiglia nel far fronte alle difficoltà di cura di bambini e ragazzi.
Il progetto d’aiuto elaborato nel corso della FGC è realistico e sostenibile e quindi effettivamente tutelante perché, nel rispetto delle esigenze di protezione dei bambini e ragazzi coinvolti, è calibrato sulle effettive risorse disponibili. Il coinvolgimento dei diretti interessati favorisce, poi, una maggiore adesione al percorso di aiuto, che non viene vissuto come una imposizione ma come un percorso che si è contribuito a definire e del quale se ne ravvisa l’utilità.
La FGC attiva le risorse relazionali vicine al nucleo familiare che possono rappresentare un valido aiuto nel fronteggiare le difficoltà presenti, mettendo in campo azioni concrete per migliorare la situazione.
Intervista a Francesca Maci
Family Group Conference, origini e modello di intervento
Intervista a Massimiliano Ferrua
Family Group Conference, il punto di vista del facilitatore
Intervista a Federica Altieri
Family Group Conference, il punto di vista dell’assistente sociale
Intervista a Marzia Pallaria
Family Group Conference, il punto di vista della facilitatrice