Centri Aggregativi Minori – Salesiani Piemonte

Ente titolare: Associazione Giovanile Salesiana per il Territorio

Luogo: Torino, Cuneo, Bra, Venaria Reale – Piemonte

Servizio

I Centri Aggregativi Minori (CAM) sono strutture socio-assistenziali diurni, regolati dalla D.G.R. 25-5079 del 2012, attivi da oltre 20 anni nelle province di Torino e Cuneo. Questi centri operano in oratori, una scuola e una cooperativa, accogliendo minori dai 6 ai 17 anni in situazioni di svantaggio socio-culturale e rischio sociale.

Il loro obiettivo è lo sviluppo della personalità del minore attraverso la crescita individuale, l’inserimento in gruppi di pari e la responsabilità delle scelte personali.L’inserimento avviene tramite i Servizi Sociali o su segnalazione dell’oratorio.I ragazzi partecipano a attività sociali, di gruppo, studio e attività sportive, con un percorso condiviso e tracciato nel Progetto Educativo Individuale. L’equipe educativa è formata da un salesiano, un educatore professionale e volontari, che collaborano in rete con famiglia, scuola e servizi sociali.

Il lavoro è su più livelli: individuale, di gruppo e comunitario. Si favoriscono amicizie e socialità, coinvolgendo tutta la comunità nel processo educativo:è l’ambiente stesso che educa.L’educatore segue i ragazzi nelle attività scolastiche e sociali, con l’obiettivo di far emergere passioni e potenzialità. Le attività comprendono laboratori, uscite, campi e centri estivi.

I volontari, di tutte le età, sostengono l’intervento educativo, diventando figure di riferimento positive.L’accompagnamento scolastico è una delle attività principali e rappresenta il primo aggancio con il ragazzo e la famiglia, migliorando spesso il rendimento scolastico. Gli insegnanti scolastici sono interlocutori privilegiati con gli educatori per garantire un miglior supporto al minore.Un elemento centrale è il coinvolgimento delle famiglie, anche se non sono i destinatari diretti del progetto.Il lavoro educativo rischia di essere vanificato senza un’alleanza con i genitori, che se consolidata, porta a miglioramenti nel percorso del ragazzo.Anche dopo la fine del percorso, i CAM e gli oratori rimangono punti di riferimento.

Fattori di successo e difficoltà incontrate

Successi a diverse scale:

  • piccola: il bambino arriva sorridente, il genitore chiede un consiglio;
  • media: alleanza con famiglie, dialogo con scuola/servizi;
  • grande: dimissioni per obiettivi raggiunti, equipe multidisciplinare allineata e gruppi di pari che supportano.

Difficoltà a diverse scale:

  • piccola: alleanza educativa con famiglia;
  • media: diversità del linguaggio da parte dei vari attori coinvolti;
  • grande: in alcune occasioni difficoltà di dialogo con la rete.

Perché questa esperienza è interessante?

L’esperienza è interessante perché si sviluppa con percorsi che agiscono a vari livelli e si intrecciano tra loro: individuale, di famiglia, di gruppo, di oratorio, di rete. E’ un insieme di opportunità nel contesto sociale e aggregativo, mirato a sviluppare abilità sociali, competenze, ricevere sostegno emotivo e sentirsi parte di una comunità educativa che promuove il rispetto, la solidarietà, l’intercultura e la condivisione.

Il mio è un diritto

Ente titolare: Società cooperativa sociale Centro Papa Giovanni XXIII

Ambiti territoriali sociali:
– n.11 – comprende il Comune di Ancona
– n. 12 – comprende i Comune di Agugliano
– Comune di Camerata Picena
– Comune di Chiaravalle
– Comune di Falconara Marittima
– Comune di Montemarciano
– Comune di Monte San Vito
– Comune di Polverigi
– n.8 comprende i Comuni di Arcevia, Barbara, Castelleone di Suasa, Corinaldo, Ostra, Ostra Vetere, Serra de’ Conti, Senigallia e Trecastelli.

Luogo: Marche

Progetto

Il progetto IL MIO È UN DIRITTO, è finanziato dall’impresa sociale Con I Bambini (https://www.conibambini.org/) tramite il bando intitolato: “Tutti inclusi” ed è promosso nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e si propone di garantire la piena partecipazione alla vita sociale e scolastica dei minori con disabilità in condizioni di povertà educativa e contemporaneamente stimolare la comunità educativa alla cultura dell’inclusione. Gli ambiti sui quali vertono le azioni sono:

  • personalizzazione dell’intervento su ogni bambino avendo come priorità l’ascolto dei desideri dei minori ed un miglioramento della loro qualità di vita, soprattutto rispetto alle attività ludico-ricreative;
  • avvio di proposte inclusive di gioco ed attività ricreative nei luoghi cittadini frequentati da minori (parchi, biblioteche, centri, etc);
  • avvio di proposte inclusive di gioco ed attività ricreative in ambito scolastico, stimolando un approccio inclusivo per docenti e classi;
  • stimolazione della comunità educante, tramite formazione di operatori, docenti, personale che lavora con i minori e comuni cittadini;
  • sostegno ai nuclei famigliari (genitori e siblings) con proposte che prevedano incontri individuali o di gruppo.

Obiettivi generali:

  • ridurre la condizione di doppio svantaggio con la sperimentazione di un modello di presa in carico personalizzato;
  • favorire l’empowerment e l’autodeterminazione del minore con disabilità;
  • offrire occasioni di dialogo e socializzazione ai sibling;
  • promuovere l’inclusione come elemento fondamentale in ogni società;
  • migliorare le competenze professionali di insegnanti, educatori, operatori sociali;
  • accompagnare le famiglie nel percorso di crescita dei figli con disabilità.

Obiettivo specifico:

  • Diffondere un modello di società autenticamente inclusiva che veda la disabilità come una componente costitutiva e non “speciale” e che attivi strumenti di sostegno e partecipazione di minori e famiglie.

Fattori di successo e difficoltà incontrate

Il progetto insiste su un paradigma rovesciato, ponendosi di “curare il territorio” per poi “curare le persone”. L’approccio non è assolutamente sanitarizzante ma insiste sulle NORMALI attività che ogni bambino fa nella sua vita.

Il progetto, stante le risorse, non riesce a coprire i bisogni numerosissimi delle famiglie e dei minori.

Perché questa esperienza è interessante?

L’esperienza ha due asset interessanti: 1) la presa in carico GLOBALE dei minori con disabilità si muove dentro l’orizzonte dei diritti con l’obiettivo del benessere della persona tramite l’applicazione del modello della Qualità della Vita partendo dai loro DESIDERI ED ASPETTATIVE 2) accompagnamento familiare strutturato sul modello “family centered care” che riconosce il ruolo centrale 3) prevede un set di azioni e interventi volti ad allargare e a potenziare la comunità educante.

Ecosistema giovani Firenze – PON METRO Firenze 2014 – 2020

Ente titolare: Comune di Firenze

Soggetto gestore: Cepiss Società Cooperativa Sociale

Luogo: Toscana

Servizio

ECOSISTEMA GIOVANI – Coinvolge i 5 quartieri di Firenze ed è finanziato grazie ai fondi europei del React-Eu specificatamente dedicati alle Città Metropolitane nell’ambito del programma Pon Metro per superare gli effetti della crisi economica e sociale legata alla pandemia, si concentra sulla prevenzione del disagio giovanile e l’empowerment di comunità. Ogni quartiere ha una cooperativa di riferimento.

Comincia ad aprile 2022 fino a dicembre 2023, viene prorogato fino a giugno 2025 Il lavoro di educativa di strada si colloca all’interno del modello di “sviluppo ed empowerment di comunità” che vede il luogo e l’azione nella ‘strada’ come parte di un processo di sviluppo complessivo della comunità locale. Al centro dell’intervento si pongono le risorse dei diversi attori sociali (ragazzi, giovani, adulti, servizi, associazionismo…) e la possibilità che tramite un processo di attivazione e connessione si possano affrontare in modo più efficace, radicato, condiviso e responsabile i temi e i problemi legati alla vita di quegli individui che appartengono ad un territorio, definibile come comunità.

L’obiettivo dell’intervento diventa il processo di empowerment della comunità stessa e di valorizzazione delle sue risorse, con la finalità generale di migliorare la qualità di vita non solo dei cittadini giovani direttamente coinvolti, ma dell’intero contesto in cui si colloca. Si lavora non più per ma con i giovani e con la comunità intera. Per sviluppare le capacità di progettazione e protagonismo giovanile, l’equipe modella le attività di micro-progettualità in linea con la metodologia non direttiva e con le strategie di empowerment di comunità utilizzando anche due approcci metodologici di innovazione sociale: il Design Thinking e Agopuntura urbana.

Fattori di successo e difficoltà incontrate

La rete di stakeholders che, in continuità con quanto già attivato e/o come nuova co-progettazione (design thinking) sviluppando azioni e iniziative sinergiche volte a costruire e tenere viva una comunità coesa, attiva ed educante. La difficoltà più grande è stata riuscire a conciliare le necessità del servizio con la formalità della rendicontazione richiesta dal bando.

Perché questa esperienza è interessante?

La contaminazione tra diversi attori, organizzazioni e realtà risponde ad una sfida sociale e promuove un “sistema integrato” di codici, processi e strumenti capaci di innescare un cambiamento positivo a lungo termine.

L’educativa di strada nel Quartiere 4 di Firenze

Educativa di strada nel quartiere 4 di Firenze, interviste ai protagonisti: il quartiere, gli operatori, le operatrici e i ragazzi

Patentino digitale per l’uso consapevole del web e dei social

Ente titolare: Corecom Toscana

Luogo: Toscana

Progetto

Il progetto “Patentino digitale”, realizzato dal Corecom della Toscana in collaborazione con Regione Toscana, Istituto degli Innocenti, Polizia Postale e Ufficio scolastico regionale, prevede la diffusione nelle classi prime delle scuole secondarie di primo grado di un percorso formativo di 10 ore in formazione a distanza (FAD), mirato a fornire un bagaglio di competenze digitali, giuridiche, psicologiche, comunicative e comportamentali necessarie a navigare in rete e nei social network con consapevolezza e responsabilità. Al termine del percorso, che coinvolge, oltre alla scuola, anche le famiglie, viene rilasciato agli studenti un “patentino digitale”, segno tangibile di una maggiore consapevolezza acquisita. Parallelamente, il progetto offre agli insegnanti di ogni ordine e grado, una formazione specifica sulle competenze digitali attraverso l’erogazione di workshop gratuiti in FAD.

Fattori di successo e difficoltà incontrate

Il progetto risponde ad un’esigenza sempre più pressante da parte delle istituzioni scolastiche di interventi strutturati ed articolati in merito al potenziamento delle competenze digitali di base. Il target del progetto coincide da un lato con gli studenti delle classi prime della scuole secondarie di primo grado, e dall’altro con tutti gli insegnanti di ogni ordine e grado. La principale difficoltà consiste nelle risorse limitate, che impediscono una diffusione su larga scala del progetto.

Perché questa esperienza è interessante?

A differenza di altre iniziative che intervengono sul potenziamento delle competenze digitali, questo progetto ha il pregio di offrire gratuitamente alle scuole un percorso formativo strutturato ed articolato in 10 ore, intervenendo su diverse aree di competenze attraverso formatori esperti sia nelle materie oggetto del corso, sia nella conduzione di incontri interattivi intorno a temi delicati e personali come la navigazione online.

Family Group Conferences

Luogo: Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Sardegna

Modello di intervento

Presentazione delle interviste


Vedi tutte le interviste

Le Family Group Conferences sono un modello chid/person-centred, per accompagnare un processo decisionale volto a definire interventi per la tutela dei minorenni appartenenti a nuclei fragili.

Il modello nasce in Nuova Zelanda nei primi anni ’80, oggi molto diffuso nel mondo anglosassone, è stato introdotto in Italia a partire dal 2009 dove sono stati avviati progetti pilota nell’ambito del penale minorile, della tutela minorile, dell’affido familiare e della scuola.

Il percorso è promosso dall’ assistente sociale che ha in carico la situazione del nucleo e coinvolge diversi attori:

  • Il minorenne
  • I titolari della responsabilità genitoriale
  • Altre persone significative individuate dal minorenne
  • Il facilitatore
  • Il portavoce
  • L’assistente sociale
  • Eventuali portatori di informazioni

Il processo si compone di cinque fasi:

  1. Attivazione: l’assistente sociale compila la scheda di segnalazione che condivide con i minorenni e gli esercenti della responsabilità genitoriale. Con il consenso dei diretti interessati si procede.
  2. Preparazione: il facilitatore incontra il minorenne e preparano insieme la lista degli invitati, la lista dei desideri, le regole base. Il facilitatore incontra singolarmente tutte le persone invitate per prepararle ad una partecipazione consapevole e decide insieme ai partecipanti le questioni organizzative.
  3. Riunione di famiglia: in apertura dell’incontro, i familiari e i professionisti presenti sottolineano gli elementi di rischio e pregiudizio, le informazioni in loro possesso, i loro compiti istituzionali e le risorse a disposizione nella stesura del progetto. Poi è previsto un tempo privato del gruppo famigliare per potere pianificare in autonomia. In questa fase il facilitatore resta a disposizione della famiglia per supportarla nel caso in cui se ne presenti la necessità. Il progetto viene presentato all’assistente sociale per la sua discussione e sottoscrizione.
  4. Implementazione: la famiglia si attiverà per realizzare il progetto contando sul supporto e la collaborazione del servizio di tutela competente.
  5. Monitoraggio: è compito sia delle persone coinvolte sia dell’assistente sociale monitorare e verificare il progetto. Ci sarà quindi una seconda riunione di famiglia per la valutazione e la definizione dei passi futuri.

Fattori di successo e difficoltà incontrate

Le Family Group conference promuovono la reale partecipazione del minorenne ai processi decisionali che lo riguardano. L’approccio promuove la partecipazione delle persone e delle famiglie, sono centrate sui punti di forza della famiglia, promuovono processi di empowerment e sono focalizzate sulla ricerca di soluzioni.

Il processo riduce la conflittualità che in alcune occasioni nasce nella relazione tra professionisti e famiglie, favorendo un rapporto maggiormente collaborativo.

Vengono predisposti progetti protettivi, maggiormente creativi e con maggior tenuta. È inoltre un modello che promuove il rafforzamento dei legami.

È un percorso che richiede tempi di attuazione medio lunghi.

Per un professionista può risultare complesso condividere la responsabilità del processo decisionale e della costruzione dell’intervento d’aiuto con le famiglie, fidandosi della loro possibilità di cambiamento.

Il processo richiede inoltre un importante lavoro di formazione e di supervisione e un accompagnamento nella fase di contestualizzazione negli specifici ambiti di lavoro e di implementazione sul campo.

Perché questa esperienza è interessante?

L’approccio delle FGC promuove la partecipazione delle persone e delle famiglie, coinvolge le famiglie nei processi decisionali, valorizza le potenzialità e responsabilità della famiglia nel far fronte alle difficoltà di cura di bambini e ragazzi.

Il progetto d’aiuto elaborato nel corso della FGC è realistico e sostenibile e quindi effettivamente tutelante perché, nel rispetto delle esigenze di protezione dei bambini e ragazzi coinvolti, è calibrato sulle effettive risorse disponibili. Il coinvolgimento dei diretti interessati favorisce, poi, una maggiore adesione al percorso di aiuto, che non viene vissuto come una imposizione ma come un percorso che si è contribuito a definire e del quale se ne ravvisa l’utilità.

La FGC attiva le risorse relazionali vicine al nucleo familiare che possono rappresentare un valido aiuto nel fronteggiare le difficoltà presenti, mettendo in campo azioni concrete per migliorare la situazione.

Intervista a Francesca Maci
Family Group Conference, origini e modello di intervento


Intervista a Massimiliano Ferrua
Family Group Conference, il punto di vista del facilitatore

Intervista a Federica Altieri
Family Group Conference, il punto di vista dell’assistente sociale


Intervista a Marzia Pallaria
Family Group Conference, il punto di vista della facilitatrice

Storytelling rap (Progetto Sbarre Mc Check)

Storytelling rap (Progetto Sbarre Mc Check)

Ente titolare: CAT Società cooperativa

Luogo: Firenze – Toscana

Attività/intervento

Storytelling rap (Progetto Sbarre Mc Check)

Si tratta di un laboratorio che prevede due azioni. Il numero d’incontri è modulabile a seconda del setting: scuole, centri giovani, Istituti Penitenziari.

L’équipe di lavoro è composta da un Educator* professionale socio-educativo e da un Operator* esperto in ambito musicale. I destinatari sono i ragazzi e le ragazze della scuola secondaria di primo grado, fruitori dei centri giovani, adolescenti e giovani adulti ristretti in Istituti di pena.

La prima azione prevede giochi sulla narrazione autobiografica e di scrittura creativa che aiutano a rievocare e rielaborare il proprio vissuto e forniscono strumenti utili per potenziare le capacità espressive, il lavoro di gruppo e la condivisione, mentre la seconda, dedicata ai testi scritti individualmente o in maniera collettiva e alla produzione di basi musicali permette ai partecipanti l’acquisizione di competenze in ambito musicale.

Gli obiettivi sono offrire un luogo in cui raccontarsi, convalidare e accogliere le scelte artistiche riconoscendo alla persona il ruolo di governo, accompagnare e orientare le scelte e le azioni del gruppo verso il percorso educativo proposto; offrire la possibilità ai giovani partecipanti di registrare un brano, dando voce alle loro emozioni e ai loro pensieri; sviluppare competenze musicali; aumentare le occasioni di aggregazione positiva; soffermarsi sulla differenza tra norma interna e regola esterna e sull’utilizzo di un pensiero critico nella presa di decisione; spronare i ragazzi a prendersi il tempo necessario per valutare gli aspetti emotivi, cognitivi e sociali implicati nel processo di scelta.

Fattori di successo e difficoltà incontrate

L’hip-hop è un linguaggio comune a quasi la totalità degli adolescenti ed è risorsa educativa efficace perché non richiede competenze canore, è uno strumento che attraverso la narrazione dei propri vissuti porta a prendersi cura di sé, a rielaborare la complessità sociale e individuale attivando pratiche trasformative del vissuto trasformandolo in esperienza significativa.

Perché questa esperienza è interessante?

L’hip hop ha diretta relazione con la scrittura e consente di introdurre e sviluppare l’appropriazione della parola come strumento espressivo del singolo e di un collettivo all’interno di una cornice che non spaventa perché già familiare per i più giovani. Con il rap si può attingere alla propria storia ma anche imparare a gestire alcune emozioni come la rabbia, l’ansia, la tristezza, specialmente all’interno del contesto penitenziario. Il rap consente di giocare con le rime e la fantasia.

Storytelling rap (Progetto Sbarre Mc Check)

Essere all’altezza: il modello dei Nidi Hub e di montagna

Essere all’altezza: il modello dei Nidi Hub e di montagna

Ente titolare: PROGES soc. coop.va sociale soggetto capofila

con Consorzio Fantasia soc coop arl e Seneca Impresa sociale e 9 Comuni dell’Appennino parmense (Bedonia, Borgo Val di Taro, Corniglio, Fornovo Taro Lesignano de’ Bagni, Medesano, Neviano degli Arduini, Tizzano Val Parma, Varano de’ Melegari.)

Luogo: Comuni montani e pedemontani del Distretto Sud Est e del Distretto Valli Taro e Ceno (PARMA) – Emilia Romagna

Sperimentazione

Essere all’altezza: il modello dei Nidi Hub e di montagna

Sperimentazione attiva dal luglio 2022 nell’ambito del Bando “Comincio da Zero” di Impresa Sociale CON I BAMBINI che ha finanziato il progetto “Essere all’altezza” per la durata di 36 mesi. Il progetto prevede l’avvio di azioni di innovazione sociale sui territori pedemontani e montani dei Distretti Sud Est e Valli taro e Ceno (ritenute aree interne fragili e con uno “svantaggio” legato alla conformazione del territorio e alla scarsità di servizi presenti), che vedano nei Nidi di infanzia presenti (9 nidi e micronidi aperti ai sensi della L. Reg. N° 1/2000 e 19/2016), la capacità di trasformare la propria azione di inclusione e partecipazione per le famiglie e il territorio.

È infatti sempre più evidente che oggi i servizi per l’infanzia necessitino di agire una cultura che vada oltre l’offrire uno spazio educativo di qualità per i più piccoli, con l’intento di attivare invece una vera e propria presa in carico olistica della famiglia, anche attraverso le sollecitazioni e le opportunità formali e informali che derivano dai territori e dalle comunità. Serve passare da una pedagogia per la prima infanzia ad una pedagogia della famiglia. Le azioni principali prevedono di attivare i servizi per 365 giorni all’anno superando la frammentazione con il tempo estivo; aumentare l’offerta quotidiana e settimanale con spazi di prolungamento orario; attivare azioni di home visiting e sostegno formativo alla genitorialità; infrastrutturare l’équipe educativa con nuove figure in grado di dialogare e prendere in carico le famiglie (case manager) e il territorio (community manager) restituendo al servizio un’originaria funzione sociale di promozione, inclusione e implementazione delle risorse e delle competenze. Gli obiettivi sono quindi legati alla coesione sociale, alla condivisione di luoghi e spazi, fino alla co-produzione dei servizi. Il progetto si prefigge anche di individuare un “Manifesto dei Nidi di montagna” e dei patti sociali/accordi di comunità.

Fattori di successo e difficoltà incontrate

Fattori di successo: introduzione della figura di case management in area educativa quale regista di azioni socio-educative e di dialogo; presenza di servizi educativi 0/3 anni in tutti i 9 comuni. Fattori ostacolanti: frammentazione del territorio, territorio montano e molto vasto, scarsa formazione delle équipe di educatori alla funzione sociale del servizio.

Perché questa esperienza è interessante?

La sperimentazione nasce da un precedente progetto di contrasto alle povertà educative già messo in atto da Proges con altri partner, dove si è costruita la funzione di case management in area educativa e dove la presa in carico dei nuclei famigliari vedeva una stretta collaborazione interistituzionale. In questo nuovo progetto il fattore d’interesse è rappresentato dalla “vision” politica che potrebbe emergere rispetto ai Servizi educativi, grazie ad azioni di ascolto e sostegno reale delle famiglie.

Link esterni

Essere all’altezza: il modello dei Nidi Hub e di montagna

“Teseo: promuovere il benessere a scuola” e “Scuole e Culture del Mondo”

"Teseo: promuovere il benessere a scuola” e “Scuole e Culture del Mondo"

Ente titolare: Soggetti gestori: PROGES soc. coop.va sociale in ATI con coop.va Mediagroup98 e Consorzio Solidarietà Sociale Committente: Comune di Parma, S.O .Servizi per la Scuola

Servizio

"Teseo: promuovere il benessere a scuola” e “Scuole e Culture del Mondo"

Servizi educativi, orientativi, formativi, informativi, di mediazione culturale e di facilitazione linguistica per la promozione del benessere e del successo formativo e per il contrasto alla dispersione degli alunni in obbligo scolastico

Il servizio prevede un insieme di azioni e funzioni dentro la scuola, e tra scuola e territorio, che costruiscono un dispositivo diffuso di presidio educativo scolastico finalizzato a: la promozione del benessere e il rafforzamento dei fattori protettivi; la prevenzione di situazioni di marginalità, povertà educativa, abbandono scolastico; l’accompagnamento dei percorsi di crescita di bambini/ragazzi valorizzando interessi, risorse, relazioni supportive; la promozione dell’accoglienza, dell’orientamento, l’accesso alle opportunità per gli alunni provenienti da contesti migratori; lo sviluppo del contesto scolastico come comunità educante.

Le azioni sono rivolte a tutti gli Istituti Comprensivi (primaria e secondaria di I grado) di Parma, quelle rivolte a minorenni di origine straniera sono disponibili anche per dieci Comuni della provincia.

Nel contesto scolastico i servizi sono agiti da stabili equipe multiprofessionali che operano attraverso un percorso di co-progettazione condiviso con le scuole coinvolte. All’interno di ogni equipe sono previste le seguenti funzioni:

  • Spazio di ascolto
  • Interventi educativi
  • Interventi orientativi
  • Facilitazione linguistica
  • Mediazione interculturale

In contesto extrascolastico i servizi sono agiti da figure professionali che, in spazi esterni alla scuola, rendono disponibili a studenti/sse individuati in accordo con le scuole e il Comune, le seguenti opportunità:

  • Interventi educativi e orientativi individuali e in gruppo
  • Spazio di orientamento extrascolastico
  • Interventi orientativi individuali e in gruppo per alunni e famiglie NAI

La struttura di azioni e metodi è risultato d’un percorso ventennale di sperimentazioni e progetti a sostegno della funzione sociale ed educativa della scuola. La tensione è quella di dare impulso a opportunità ad alto tasso promozionale e ad alta intensità educativa, ancorandosi a costrutti d’apprendimento attivo, significativo, collettivo, esperienziale, cura emotiva, esercizio di fiducia e rischio educativo.

Fattori di successo e difficoltà incontrate

+ Solida sinergie tra Ente Pubblico, Terzo Settore e Scuole (dal 2000 ad oggi): sistema e modello collaborativo.

+ Capacità di strutturarsi come funzioni stabili nelle scuole pur mantenendo una postura progettuale, complessa e flessibile attenta alle ri-lettura dei bisogni e dei cambiamenti.

– Resta oggetto di lavoro la maturazione di una cultura e postura educativa diffusa nella scuola che potenzi la legittimità e il significato delle azioni a valenza educativa

Perché questa esperienza è interessante?

È una proposta strutturale pubblica in tutti gli IC di Parma; contribuisce a sviluppare il contesto scolastico come dotato di sensibilità e intelligenza educativa; agisce tramite competenze e modalità multidisciplinari; anticipa ed è cantiere di prova di quanto sta recependo il disegno di legge n.2312 che prevede l’istituzione di ‘scuole polo’ che beneficiano dell’apporto continuativo dell’educatore, del pedagogista e dello psicologo; sviluppa il costrutto di pedagogia scolastica oggi centrale.

"Teseo: promuovere il benessere a scuola” e “Scuole e Culture del Mondo"

Un nuovo corso alla tua vita!

Un nuovo corso alla tua vita!

Ente titolare: Regione Toscana

Direzione Istruzione, Formazione, Ricerca e Lavoro. Settore programmazione in materia di IEFP, apprendistato, tirocini, formazione continua, territoriale e individuale.

Luogo: Le province della Toscana

Progetto

Un nuovo corso alla tua vita!

OBIETTIVO GENERALE

L’obiettivo è la partecipazione di giovani a corsi di formazione per trasmettere conoscenze e competenze necessarie per l’inserimento lavorativo.

RISULTATI ATTESI

Per 700 giovani:

  1. Acquisizione di competenze professionali nel comparto dell’artigianato artistico e tradizionale;
  2. Acquisizione di competenze professionali non generaliste con rilascio di attestato di qualifica professionale/certificato di competenze in ambiti professionali nei quali sia maggiore la richiesta di occupazione;
  3. Acquisizione di competenze specialistiche con rilascio di un documento di accompagnamento e relazione finale sul giovane, dichiarazione degli apprendimenti e certificazione delle competenze acquisite.

REALIZZAZIONE

  • Corsi individuali nell’ambito delle botteghe scuola accreditate: Dei 9 progetti finanziati, sono 3 i percorsi formativi completati, realizzati nelle categorie artigiane dell’alta moda, della produzione per l’estetica e il benessere e del restauro di mobili antichi.

  • Corsi collettivi, di durata fino a 900 ore.

È stato approvato l’avviso pubblico regionale per la formazione mirata all’inserimento lavorativo sulla base dell’analisi dei reali fabbisogni delle imprese. I progetti finanziati secondo l’ordine della graduatoria sono stati 60. Degli 803 giovani coinvolti, hanno ultimato il corso in 597, mentre in 206 lo hanno abbandonato.

  • Corsi individuali per gruppi fino a 3 NEET di durata max 100 ore.

La misura è stata introdotta nella programmazione della prima Garanzia Giovani dal Piano Esecutivo Regionale che ha istituito i nuovi corsi di formazione individuali per gruppi da 1 a 3 NEET della durata max di 100 ore. Dei 53 partecipanti ai 17 progetti attivati nella prima fase, 49 giovani hanno completato il corso e 4 lo hanno abbandonato.

Fattori di successo e difficoltà incontrate

Punti di forza:

  • Risposta ad un fabbisogno lavorativo espresso dalle aziende
  • Competenza degli Organismi Formativi e stretta connessione con il territorio e il mondo dell’impresa
  • Utilizzo della FAD che ha permesso a tutti di poter partecipare nonostante le limitazioni della pandemia

Criticità:

  • Iniziale difficoltà nell’interpretazione dei tempi di validità dei patti formativi stipulati dal Centro per l’Impiego
  • Esigenza di spostare alcuni corsi su territori diversi da quelli oggetto di progettazione

Perché questa esperienza è interessante?

L’esperienza è stata interessante poiché, in molti casi, ha posto una forte attenzione ai fabbisogni formativi individuali: sia nella verticalizzazione di moduli didattici specifici, sia per la presenza di momenti formativi personalizzati, utili al rafforzamento di determinati contenuti relativi alle Unità Formative del percorso, o finalizzati all’accompagnamento al mondo del lavoro e alla conoscenza del contesto aziendale di riferimento del progetto.

Un nuovo corso alla tua vita!

Azioni di contrasto alla povertà minorile, educativa, relazionale e a contrasto del fenomeno del ritiro sociale di preadolescenti ed adolescenti

Azioni di contrasto alla povertà minorile, educativa, relazionale

Ente titolare: PROGES soc. coop.va sociale in ATI con Consorzio Solidarietà Sociale

Luogo: Parma – Emilia Romagna

Sperimentazione

Azioni di contrasto alla povertà minorile, educativa, relazionale

Soggetti attuatori in co-progettazione Comune di Parma, S.O. Genitorialità (Settore Sociale) in collaborazione con S.O. Servizi per la scuola (Settore Servizi educativi)

Sperimentazione attiva dall’autunno 2021 nell’ambito di una co-progettazione tra Comune di Parma e Terzo Settore, finalizzata all’attivazione di percorsi di presa in carico integrata e multi-disciplinare di minori a rischio dispersione, in obbligo scolastico, e con tendenza al ritiro sociale. Sono state introdotte 4 figure di sistema (afferenti a cooperative sociali) quali facilitatori della coralità d’intervento; il facilitatore è la figura che accompagna il processo e le equipe integrate tese alla costruzione di risposte di sistema multi-disciplinari; ha dunque una funzione di collaborazione e manutenzione delle reti collaborative, di lettura dei bisogni e di progettazione. Data una mappatura di segnalazioni filtrate dal Settore Educativo del Comune, il facilitatore ha mandato di:

  • sviluppare l’approfondimento conoscitivo delle situazioni individuate, in modo sistemico e comprensivo dei diversi campi di esperienza, ambienti/sistemi di vita, con attenzione sia agli elementi di rischio che alle risorse/leve (approccio ecologico che esita in una comprensione ecologica);
  • attivare e sostenere la formazione e il funzionamento di equipe integrate multiprofessionali orientate alla strutturazione e condivisione di un progetto di supporto personalizzato e flessibile;
  • promuovere e rafforzare il carattere di corresponsabilità dentro l’equipe integrata;
  • presidiare il monitoraggio delle progettazioni attivate sempre in ottica multidisciplinare e partecipata.

Nel biennio i focus di lavoro sono stati: ri-orientamento/transizione scolastica, conclusione del percorso scolastico, aggancio ad esperienze- contesti extrascolastici, sostegno al ‘sistema’ famiglia, integrazione e armonizzazione tra i vari soggetti e interventi. Un altro elemento emerso con ricorsività è stata la necessità di attivare educatori al domicilio per un lavoro di forte prossimità alle situazioni. È in atto la valutazione degli esiti per conoscere l’impatto sia sul sistema che sulle circa 30 situazioni.

Fattori di successo e difficoltà incontrate

+ Raccordo con Il Tavolo Regionale e le Linee guida ER sul ritiro sociale

+ Stretto affiancamento al lavoro sostenuto dal Settore Educativo del Comune

– Il tratto del ritiro sociale è secondario rispetto a bisogni che de-perimetrano sull’area del servizio sociale, con situazioni famigliari fragili che presentano criticità cronicizzate che determinano una irregolarità di esiti e tenuta.

– Necessità di una maggiore chiarezza nell’ingaggio e nel ruolo nella rete socio-sanitaria

Perché questa esperienza è interessante?

Perché è una sperimentazione che:

  • aggancia un’area di bisogno oggi oggetto di approfondimento, il ritiro sociale
  • slancia e agisce un modello di lavoro integrato socio-sanitario (equipe multidisciplinari)
  • esprime la scelta dell’Ente Pubblico di dotarsi di figure di facilitazione del sistema di presa in carico delle situazioni
  • è dotato di un percorso di valutazione d’impatto
  • è un esempio di co-progettazione Ente Pubblico-terzo settore
Azioni di contrasto alla povertà minorile, educativa, relazionale